Fotografia di Strada: L'Alchimia delle Luci e Ombre marcate e la Tecnica del "Fishing"
La fotografia di strada è un'arte che cattura l'essenza della vita urbana in istanti irripetibili.
Tra le innumerevoli strategie a disposizione del fotografo, l'uso sapiente di luci e ombre marcate, combinato con la paziente tecnica del "fishing", può trasformare scene ordinarie in potenti narrazioni visive.
Bologna, 2016
Le luci e le ombre decise sono attori protagonisti nel teatro della strada. Non si limitano a illuminare; scolpiscono, definiscono, nascondono e rivelano. Il sole di mezzogiorno che taglia un vicolo, creando lame di luce e abissi d'ombra, o i fari di un'auto che striano l'asfalto bagnato di notte, offrono una tavolozza di contrasti intensi. Queste condizioni non sono da temere, ma da sfruttare. Le ombre possono inghiottire dettagli superflui, focalizzando l'attenzione su una silhouette, un gesto, un'espressione illuminata. Creano mistero, drammaticità e una profondità quasi tridimensionale, spesso esaltata dalla scelta del bianco e nero, che riduce la scena alla sua pura essenza grafica e tonale. Con la pratica si impara a leggere questi giochi di luce come un linguaggio, cercando quelle geometrie luminose che possono incorniciare o enfatizzare un soggetto.
Qui entra in gioco la tecnica del "fishing". Invece di "cacciare" attivamente i soggetti per le strade, si sceglie con cura il proprio "palcoscenico". Questo palcoscenico è spesso definito proprio da quelle condizioni di luce e ombra marcate: un rettangolo di sole accecante su un muro scuro, il cono di luce di un lampione, la griglia proiettata da una recinzione.
Una volta trovato il luogo ideale, bisogna armarsi di pazienza, componendo l'inquadratura e attendendo che il soggetto giusto entri nella scena e la completi. Si ottengono così composizioni in parte pensate prima ma originariamente incomplete perchè prive del soggetto principale. Personalmente trovo questo molto divertente.
L'attesa è un elemento cruciale. SI prova ad anticipare, immaginare. Sa che una figura che attraversa quel preciso fascio di luce acquisterà un'aura speciale, o che un passante che emerge dall'ombra profonda creerà un impatto visivo potente. Non si tratta di un'attesa passiva, ma di una tensione vigile, pronti a cogliere l'istante in cui tutti gli elementi – luce, ombra, soggetto, composizione – convergono in un'armonia significativa, il "momento decisivo", ispirati a Cartier-Bresson.
La combinazione di luci e ombre forti con la tecnica del fishing permette di esercitare un certo controllo creativo sull'imprevedibilità dell'ambiente urbano. Trasforma il caos apparente in un'opportunità, orchestrando silenziosamente incontri fugaci tra l'uomo e la luce, e fissandoli in immagini che vibrano di intensità e racconto.
A Bologna, sotto il sole sferzante, la mia passeggiata fotografica è una caccia all'originalità.
Non cerco cartoline, ma l'insolito nel quotidiano. Sotto i portici, ignoro il flusso prevedibile, attendendo invece che un dettaglio rompa lo schema: un oggetto dimenticato che dialoga con l'antico, un riflesso inatteso che scompone la scena. Utilizzo la luce cruda non per illuminare, ma per isolare frammenti, trasformando ombre e geometrie in protagonisti. La sfida è decostruire il familiare, trovando giustapposizioni surreali o texture parlanti nei vicoli, per narrare storie silenziose, catturando l'anima meno evidente della città.
L'estate romana è una meraviglia per la fotografia, Via dei Fori Imperiali si trasforma in un palcoscenico rovente, la mia sfida è cercare l'originalità. Ignoro la folla e i monumenti nella loro interezza, cercando invece il dialogo surreale tra l'antico e il moderno effimero: un turista la cui ombra si fonde grottescamente con la strada. La luce accecante non è nemica, ma complice nel creare contrasti netti, isolando dettagli, texture consunte dal tempo, o il gesto fugace di un venditore ambulante, per una Roma meno ovvia, narrata per frammenti inattesi.